Non riesco a ignorare le notizie dal mondo, percorsi di
viaggio interrotti bruscamente da missili terra aria o da bombardamenti
strategici, mirati a distruggere le certezze della vita.
Il mondo si sta armando e nessuno ha più il potere di fermare
l’altro. Ribelli si fanno forza grazie a stati che li spalleggiano o a falsi
miti religiosi. Ragazze rapite per diventare schiave, missili su depositi di
petrolio e tunnel sotterranei. Tutto al solo fine di distruggere.
Poi entri in contatto con chi realmente è là, chi ogni
giorni subisce le decisioni di pochi, chi deve lottare per sopravvivere. E ti
rendi conto che tra i tanti che subiscono le decisioni il nemico è sempre l’altro,
non riesci a capire perché non sei li, non hai percorso le strade battute tutti
giorni da chi, nel tempo, ha imparato a odiare.
Parli con chi “finalmente ha uno stato”, chi “sono loro che non dovevano
stare li”, sempre loro “che ci lanciano i missili” e capisci che tutto fila nel
loro ragionamento, che gli anni di militare e la storia del loro popolo li
hanno formati contro tutti.
Per sbaglio trovi immagini e video di esplosioni, bombardamenti
“mirati” e vedi i commenti di chi, a 16 anni, cerca di sopravvivere. Cerca di
arrivare a domani, piangendo il meno possibile.
Leggi tra i commenti, persone
dell’altra parte, che giustificano il
tutto nella lotta ai terroristi e contro commenti che considerano quei
terroristi eroi.
E mentre nel mondo, qualche missile e
qualche sparò starà risuonando nel vento, ti accorgi di come tutti gli altri stanno
a guardare davanti alla tv, al pc o davanti a interessi economici più importanti
delle vite umane
Chi non conosce la
guerra ha il dovere di lottare per la pace
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